I PIR, Piani Individuali di Risparmio, sono investimenti di medio-lungo periodo che godono di particolari agevolazioni fiscali (niente tasse se si mantiene l’investimento per almeno cinque anni, holding period minimo per legge), destinati esclusivamente a privati (niente investitori istituzionali). Questi piani d’investimento sono pensati per far affluire risorse alle piccole e medie imprese non quotate, il cui accesso al capitale è più difficile. Con i nuovi PIR, dunque, l’industria del risparmio gestito offre dunque agli investitori uno strumento di sostegno diretto all’economia reale.
- Come funzionano i PIR
Si tratta di Piani che aggregano diversi strumenti finanziari calibrati in base a vincoli di legge: una quota parte deve essere concentrato sulle PMI (azioni o bond) ed è vietato investire in strumenti di finanza derivata, se non in particolari casi (ad esempio attraverso OICR PIR compliant) e solo a copertura dei rischi. Per almeno il 70% devono essere investimenti qualificati, ovvero strumenti finanziari anche non negoziati, emessi o stipulati con imprese residenti nello Stato, nella UE o nello Spazio Economico Europeo con stabile organizzazione in Italia.
Il PIR può investire negli strumenti finanziari emessi dall’impresa, su prestiti erogati alle imprese o in loro crediti. Il limite alla concentrazione degli investimenti in strumenti finanziari emessi dalla stessa o da altra impresa appartenente al medesimo gruppo è pari al 20% (rispetto al 10% dei PIR ordinari). Nella quota del 70% degli investimenti qualificati, possono rientrare anche strumenti emessi dalle società immobiliari. Nel PIR possono rientrare anche quote di prestiti di fondi di credito cartolarizzati, strumenti di social lending gestiti mediante piattaforme da società iscritte all’albo, istituti di pagamento regolamentati.
- Tipologie di PIR
I PIR ordinari (introdotti con la Manovra 2017) investono almeno il 70% in strumenti emessi da imprese, di cui il 25% non quotate su FTSE MIB o indici analoghi di altri mercati regolamentati e per un altro 5% in imprese che non appartengano né al FTSE MIB né all’indice dedicato alle Midcap di Borsa Italiana. Con i PIR tradizionali si possono investire 40mila euro l’anno e 200mila complessivi.
I nuovi PIR alternativi hanno una percentuale alta di investimento nelle PMI (Small Cap, FTSE Italia Growth, segmento Star): investono almeno il 70% del valore complessivo del piano, direttamente o indirettamente, in strumenti emessi da imprese diverse da quelle inserite negli indici FTSE MIB e FTSE Mid Cap della Borsa italiana o indici equivalenti di altri mercati regolamentati. Massimali di investimento: 1,5 milioni di euro complessivi (totalità dei PIR alternativi in cui ha investito il risparmiatore), con limite per anno solare di 300mila euro.
- Chi può investire in un Piano di Risparmio Individuale
Il regime agevolato per gli investimenti nei PIR si applica a persone fisiche residenti in Italia che mantengono l’investimento per almeno cinque anni (se cambia la residenza fiscale non si applica e si chiude il Piano.
Ogni risparmiatore può essere titolare di un un solo PIR ordinario ma, dal 2022 piò essere titolare di uno o più PIR alternativi. v
Nel momento in cui ha chiuso un PIR ordinario, un investitore può diventare titolare di un altro PIR ordinario, anche nello stesso periodo di imposta.
Anche un minorenne può essere intestatario del PIR. Se i genitori sono titolari dell’usufrutto, non possono però essere intestatari di un altro PIR ordinario. Se invece non lo sono, il delegato per le posizioni intestate al minore può essere titolare di un altro PIR.
NOVITA’ 2022
Fino al 2021, l’agevolazione fiscale si applicava fino a un investimento massimo in un PIR pari a 150mila euro, con limite di 30mila euro per anno. Il comma 26 della legge di Bilancio 2022 (legge 234/2021), introduce nuovi limiti:
- plafond complessivo di 200mila euro
- plafond annuale 40mila euro.
Questa nuova regola non è retroattiva: si applica solo agli investimenti effettuati nei PIR dal primo gennaio 2022.
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