- Banca Centrale Europea (BCE)
La Banca Centrale Europea (BCE) ha confermato le aspettative dei mercati, attuando un nuovo taglio dei tassi di interesse di 25 punti base, il secondo di quest’anno. Dopo una prima riduzione dello stesso ammontare lo scorso giugno, la BCE ha deciso di proseguire su questa strada per affrontare le dinamiche inflazionistiche in corso.
Secondo il Comitato Esecutivo della BCE, «Sulla base della valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria», è necessario continuare a moderare la stretta monetaria. Questo intervento ridurrà il tasso di interesse sui depositi al 3,5%.
Nell’ambito delle modifiche al quadro operativo, già introdotte a marzo, il tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento è stato abbassato di 60 punti base, portandolo al 3,65%, mentre il tasso sulle operazioni marginali è sceso al 3,90%. I nuovi livelli sono stati implementati a partire dal 18 settembre.
Per quanto riguarda l’inflazione, i dati recenti confermano le previsioni della BCE. Gli esperti dell’istituto prevedono un’inflazione media del 2,5% per il 2024, che dovrebbe scendere al 2,2% nel 2025 e stabilizzarsi all’1,9% nel 2026, in linea con le proiezioni di giugno. Si prevede un aumento temporaneo dell’inflazione verso la fine di quest’anno, causato dal venir meno dell’effetto dei cali dei prezzi energetici del 2023, con un successivo calo che dovrebbe riportare i tassi verso l’obiettivo di stabilità nel 2025.
L’inflazione di fondo (core), che esclude le componenti più volatili come energia e cibo, è stata rivista leggermente al rialzo, con un’inflazione core stimata al 2,9% per il 2023, ma in calo progressivo fino al 2,3% nel 2025 e al 2% nel 2026.
- Federal Reserve (Fed)
Il 18 settembre, la Federal Reserve (Fed) ha preso una decisione inaspettata, tagliando i tassi di interesse di 50 punti base, il doppio di quanto previsto dagli analisti. I Fed funds targets sono stati ridotti al 4,75%-5%, rispetto al precedente intervallo del 5,25%-5,50%. Il presidente della Fed, Jerome Powell, ha descritto questo intervento come «un segno della nostra fiducia», pur sottolineando che non si tratta di una vittoria definitiva contro l’alta inflazione.
La decisione ha visto una spaccatura all’interno del consiglio, con Michelle W. Bowman che avrebbe preferito un taglio più moderato, di soli 25 punti base. Tuttavia, la Fed ha anche rivisto al ribasso le previsioni per i tassi futuri. La mediana delle previsioni ora indica che i tassi potrebbero scendere al 4,25%-4,50% entro la fine del 2024, con ulteriori riduzioni attese nei prossimi anni. Si prevede che il tasso target possa raggiungere il 3,25%-3,50% nel 2025 e scendere ancora al 2,75%-3% nel 2026, che dovrebbe rappresentare il punto finale di questo ciclo di ribassi.
Sul fronte delle previsioni economiche, la Fed ha rivisto le prospettive di crescita e inflazione. L’inflazione PCE (indice dei prezzi per le spese dei consumatori) è stata abbassata al 2,3% per quest’anno e al 2,1% per il 2025, mantenendo comunque l’obiettivo del 2% entro il 2026. La core inflation è prevista al 2,6% per il 2023, per poi scendere al 2% nel 2026.
Il mercato del lavoro continua a rimanere solido, ma la Fed ha leggermente alzato le previsioni di disoccupazione. Il tasso di disoccupazione, che era al 4,1% a giugno, è ora previsto al 4,4% entro il 2025, prima di stabilizzarsi al 4,2% nel lungo periodo.
La Fed rimane attenta ai dati e pronta a rispondere alle evoluzioni economiche senza seguire un percorso predefinito. Powell ha ribadito che, nonostante i segnali di rallentamento dell’economia e dell’occupazione, l’economia statunitense è ancora in buona salute e il mercato del lavoro resta «solido».
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